Dal 2007 “Tender to Nave Italia”, progetto voluto dallo Yacht Club Italiano in partnership con la Marina Militare, promuove il mare e la navigazione quale esperienza formativa e terapeutica rivolta a soggetti appartenenti a fasce deboli della popolazione.La Comunità Papa Giovanni XXIII che da diversi anni promuove e sostiene percorsi rieducativi rivolti ai detenuti, grazie al contributo della CRF di Fossano e la CRC di Cuneo organizza 4 giorni di navigazione, dal 25 al 29 settembre salpando dal porto di La Spezia con approdo a Civitavecchia.
Il brigantino navigherà in acque territoriali, non superando quindi le 12 miglia da terra, nel tratto compreso tra i due porti.
Oltre all’equipaggio di 20 militari della marina militare che accompagnano ogni spostamento di Nave Italia, la Comunità Papa Giovanni intende portare su Nave Italia, l’esperienza di una Comunità educante con i carcerati. Uno spaccato del mondo carcerario dove siano presenti detenuti provenienti da varie regioni italiane con volontari, sarà molto gradita la presenza di rappresentanti del mondo carcerario quali Direttori, Agenti penitenziari, Magistrati di sorveglianza o esponenti dell’Amministrazione Penitenziaria . Insieme a formare una Comunità dove ci si aiuta, si lavora, si cercano soluzioni nuove per affrontare i problemi.
I partecipanti della barca saranno coinvolti nelle attività di gestione della nave, dalla pulizia alle tipiche attività marinare come issare e ammainare le vele, salita al pennone in sicurezza, nodi. Verranno privilegiati momenti di confronto, animazione spirituale, si svilupperà inoltre uno specifico progetto comunicativo/artistico.
Ma quale galera?
La galera, detta anche galea, definisce un’ampia tipologia di navi usate nel Mediterraneo per oltre tremila anni. Esse avevano la possibilità di muoversi in assenza di vento grazie ai rematori, detti galeotti. Per questa caratteristica determinante in battaglia, la galera divenne simbolo di vittoria e prosperità. I rematori spesso erano forzati, prigionieri di guerra, rei e condannati alla pena del remo. A Lepanto ne furono coinvolti dodicimila, schiavi sulle navi turche, ed altre migliaia di criminali comuni su quelle cristiane, i quali vennero liberati come premio.Evocare quella che è forse la più antica forma di detenzione organizzata ci è di stimolo per domandarci quale rotta deve imboccare oggi il sistema penitenziario italiano. Carcere, una realtà da reinventare.
Il sovraffollamento nei penitenziari italiani, la cronica assenza di progetti riabilitativi per i detenuti ed il mancato ricorso a pene alternative ha reso esplosiva la realtà delle carceri in Italia. Lo testimoniano drammaticamente il numero di suicidi nelle carceri italiane, 74 nel 2011 di cui 66 detenuti e 8 agenti penitenziari.
Chi è detenuto prima o poi esce ma nel 75% dei casi vi rientra negli anni successivi per lo stesso reato o per un reato appreso in carcere. Invece chi ha scontato la carcerazione usufruendo delle pene alternative, costruendo legami affettivi, relazioni positive e confrontandosi con il mondo del lavoro, solo nel 19% dei casi torna a delinquere. La società può e deve coinvolgersi nel recupero dell’uomo che sbaglia. Si devono invece creare strutture dove la persona possa riappropriarsi di se stessa e destinarsi secondo verità, intelligenza, amore. Ogni carcerato chiede a tutti noi di rimettere in discussione le nostre sicurezze, di cambiare i nostri modi di vivere che spesso sono causa della loro “devianza”. In questa ottica il carcere va tutto ripensato, il sistema di recupero va reinventato.
La Comunità Papa Giovanni XXIII e il carcere
L’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII ospita nelle sue realtà di accoglienza detenuti con misure di pena alternative al carcere. Alcuni con un passato di tossicodipendenza svolgono il programma terapeutico di recupero, mentre altri cosiddetti detenuti comuni svolgono ugualmente un percorso preciso e personalizzato nelle Case Famiglia o altre strutture appropriate.
In Italia oggi ….
- 240 detenuti ed ex detenuti comuni seguono un percorso educativo personalizzato nella Comunità Papa Giovanni
- 90 detenuti tossicodipendenti svolgono un programma terapeutico
- 40 carceri sono visitate ogni settimana dai nostri operatori, per offrire sostegno morale ai detenuti, in particolare quelli che espiano pene più lunghe
- …e negli ultimi 20 anni
- 1300 detenuti comuni sono stati accolti nelle nostre case-famiglia e case di accoglienza
- 3000 detenuti tossicodipendenti hanno svolto il programma terapeutico nelle nostre comunità
Attività di sensibilizzazione
Il Servizio Carcere in questi anni si è fatto promotore di iniziative di sensibilizzazione, convegni sulla realtà della detenzione e sulle possibili alternative al carcere, attraverso l’accoglienza in strutture specifiche e/o nelle Case Famiglia in grado di garantire percorsi di rieducazione alla vita.
Da diversi anni la Comunità Papa Giovanni XXIII, grazie alla presenza dei missionari, sostiene e anima diverse attività negli istituti di pena in diversi paesi esteri quali Brasile, Bolivia, Zambia e Tanzania. Collaborazione con le istituzioni La Comunità Papa Giovanni XXIII fa parte della Conferenza Nazionale del Volontariato Carcere e partecipa ad alcuni tavoli di lavoro ministeriali inerenti alle problematiche legate alla gestione delle case di reclusione in Italia. Collabora quotidianamente con i Servizi ministeriali che hanno il mandato istituzionale di presa in carico di chi deve scontare una pena (Magistratura di Sorveglianza, Uffici Esecuzione Penale Esterna, Forze dell’Ordine)